Il Ghetto Ebraico di Venezia

Un ebreo a passeggio nel Ghetto Novo, Venezia
Un ebreo a passeggio nel Ghetto Novo, Venezia

 

Li Giudei debbano tutti abitar unidi in la Corte de Case, che sono in Ghetto appresso San Girolamo; ed acciocché non vadino tutta la notte attorno, sia preso che dalla banda del Ghetto Vecchio dov’è un Ponteselo piccolo, e similmente dall’altra banda del Ponte siano fatte due Porte cioè una per cadauno di detti due luoghi, qual Porte se debbino aprir la mattina alla Marangona, e la sera siano serrate a ore 24 per quattro Custodi Cristiani a ciò depuati e pagati da loro Giudei a quel prezzo che parerà conveniente al Collegio Nostro.

Era il 29 marzo 1516 quando, con questo atto legislativo, la Repubblica di Venezia si accingeva a creare il primo Ghetto della storia.

La popolazione ebraica è da sempre al centro di un gran paradosso: non è molto numerosa, ma si trova in ogni angolo del mondo e, soprattutto, le sue vicende suscitano un vivo interesse e curiosità da parte di chi non è ebreo.

Vediamo, quindi, di capirci qualcosa in più…

La nascita del Ghetto di Venezia

Una delle porte che introduceva al Ghetto di Venezia
Una delle porte che introduceva al Ghetto di Venezia

Con la legge del 29 marzo 1516 si stabilì per la prima volta che tutti gli ebrei di Venezia dovevano essere rinchiusi nello stesso luogo, individuato nel sestiere di Cannaregio.

Un’isola nell’isola, una città nella città. Un lembo di terra circondato da un canale che, durante la notte, era sorvegliato tramite giri di ronda da guardie cristiane pagate dagli ebrei ma scelte dalla Repubblica.

La posizione era emblematica: ai margini della città, lontano dalla Basilica di San Marco e da altre chiese cristiane, in terreno non consacrato adibito fino a quel momento a zona industriale destinata alla raccolta di scarti di rame. Una specie di discarica a cielo aperto, un luogo invaso dalla sporcizia e da odori di ogni tipo.

Le porte del Ghetto erano chiuse al tramonto e aperte all’alba, tutti gli ebrei erano obbligati a risiedere al suo interno durante la notte, in caso contrario sarebbero andati incontro a multe salate o, nel caso di recidiva, si rischiava addirittura la reclusione o l’espulsione.

Tutto questo per quasi tre secoli…

Chi viveva nel Ghetto di Venezia?

Banco Rosso nel Ghetto di Venezia. A cosa serviva l'oggetto metallico appeso allo stipite? Lo scopriremo durante la nostra visita guidata
Banco Rosso nel Ghetto di Venezia. A cosa serviva l’oggetto metallico appeso allo stipite? Lo scopriremo durante la nostra visita guidata

Il Ghetto nacque quindi come un’area di reclusione e protezione, di isolamento ma al tempo stesso di tutela per una popolazione non sempre gradita eppure fondamentale per l’economia della città.

Gli ebrei non potevano fare molti lavori, a loro erano riservati i mestieri rifiutati dai cristiani per motivi religiosi o perché troppo umili, per esempio erano quasi tutti prestatori di denaro (come non ricordare il famoso Shylock ne “Il Mercante di Venezia” di W. Shakespeare?) o strazzaroli, ovvero venditori di tessuti o stracci.

Ma chi viveva nel ghetto?

Se agli occhi di un cristiano gli ebrei potevano apparire tutti uguali, in realtà questa comunità era molto diversificata al proprio interno. I primi a popolare il ghetto furono gli ebrei Tedeschi ed Italiani, poi arrivarono gli ebrei sefarditi da Spagna e Portogallo, sfuggiti al massacro di Lisbona del 1506. Se i primi erano soprattutto prestatori di denaro, i secondi erano mercanti. Ognuno di questi gruppi aveva i propri riti, spesso molto diversi fra di loro, cosa che creava un’ulteriore divisione all’interno del ghetto, perché il fatto che gli ebrei fossero diversi dai cristiani, non implicava certo che fossero tutti uguali fra di loro.

Da qui nacque la necessità di costruire ben cinque sinagoghe con le relative Scole, perché questi edifici non erano solo luoghi di culto, ma anche di studio e socializzazione.

Ecco le Scole Veneziane con indicato l’anno di fondazione:

  • Scola Grande Tedesca (1528)
  • Scola Canton (1531)
  • Scola Italiana (1575)
  • Scola Levantina (1541)
  • Scola Spagnola o Ponentina (1580)

Le sinagoghe non hanno oggi un’architettura facilmente individuabile, come per le chiese cristiane, perché furono costruite all’interno di edifici anonimi.

Nel corso dei secoli, il Ghetto si ampliò con una nuova zona residenziale, il Ghetto Novissimo. Questa situazione di segregazione- protezione durò fino al luglio del 1797 quando, con l’arrivo dell’esercito francese, le porte del Ghetto vennero scardinate, fatte a pezzi e bruciate, gridando a gran voce liberté, egalité, fraternité. In quel momento vivevano nel ghetto 820 uomini e 806 donne.

Un’epoca si era conclusa per sempre, ma le prospettive di libertà e uguaglianza sbandierate dai francesi ebbero vita breve, dal momento che nell’ottobre del 1797, con il Trattato di Campoformio, il Veneto venne ceduto all’Austria. Per gli ebrei tornarono alcune restrizioni, anche se niente sarebbe stato più come prima: non erano più obbligati a vivere nel ghetto e, finalmente, potevano essere proprietari di immobili e svolgere quasi tutti i lavori, compreso insegnare nelle scuole o lavorare negli uffici pubblici.

La storia degli ebrei a Venezia non finisce qui, dal momento che mancano le poco note pagine di patriottismo che saranno scritte nel corso del XIX secolo durante le guerre di indipendenza contro l’Austria fino al tragico epilogo della seconda guerra mondiale.

Ma il ghetto è uno di quei luoghi che vanno visti di persona, un’anima di Venezia che ancora emoziona e che merita di essere approfondita durante una visita guidata.

Cosa vedere nel ghetto di Venezia?

Le porte del Ghetto di Venezia portano ancora i segni dei cardini
Le porte del Ghetto di Venezia portano ancora i segni dei cardini

Ecco alcune cose che potremmo vedere insieme nel ghetto di Venezia nel nostro percorso di consapevolezza verso questo luogo così pregno di storia:

  • Impareremo ad individuare la struttura esterna delle cinque sinagoghe del ghetto, oggi completamente mimetizzate nel tessuto urbano;

  • Capiremo da dove viene la parola “Ghetto”, poi diventata per antonomasia un luogo di reclusione ed esclusione;

  • Vedremo dove erano collocati i banchi dei pegni e perché sullo stipite del Banco Rosso è appeso un misterioso oggetto di metallo;

  • parleremo dei riti ebraici e della struttura interna delle sinagoghe;

  • Capiremo a cosa erano destinate quelle aperture nelle abitazioni oggi completamente murate… questa cosa vi lascerà letteralmente a bocca aperta!

Aperture murate nelle case del Ghetto di Venezia. Queste porte avevano una funzione importantissima, che scopriremo nel corso della visita guidata
Aperture murate nelle case del Ghetto di Venezia. Queste porte avevano una funzione importantissima, che scopriremo nel corso della visita guidata

Ci sono molte altre ragioni per pianificare una visita guidata nel ghetto, ma mi fermo qui.

Se l’articolo ti è piaciuto non ti resta che contattarmi per iniziare ad organizzare al meglio la tua visita a Venezia.

Se invece non hai in programma di passare da queste parti, lasciami almeno un commento qui sotto… 🙂

4 Commenti. Nuovo commento

  • Antonella Zuccon
    Novembre 30, 2023 7:22 am

    Salve Chiara, molto interessante se organizzi la visita al ghetto. Saremmo in tre persone.
    Buona giornata

    Rispondi
  • Caroline Stevenson
    Dicembre 1, 2023 3:32 am

    Dear Chiara. Thank you very much for the insights. We’re adapting my book Toe Shoe into a tv series from 1792 and your blog helps a lot with accuracy within the Ghetto part of the story.
    I also am a tour guide in Bavaria but if I have any private tours to Venice, I’ll be sure to get in touch.
    Thanks so much

    Caro x

    Rispondi

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