LE COLONNE DI PIAZZA DEI SIGNORI A VICENZA

 

Le colonne di piazza dei signori a Vicenza
Le colonne di piazza dei signori a Vicenza

     Qual è il più grande errore che possiamo commettere quando visitiamo una città?

Semplice, dare tutto per scontato e guardare ai monumenti di cinquecento o seicento anni fa con gli occhi di uomini e donne del XXI secolo.

Questo meccanismo, purtroppo automatico, ci impedisce di entrare nella vita di quelle persone e negli sforzi compiuti per creare opere immortali con gli scarsi strumenti scientifici e tecnologici a loro disposizione.

Oggi vi parlerò della piazza dei Signori di Vicenza, ma per riscoprirne la storia dovremo guardare al passato con gli occhi di un vicentino medio del XV secolo, un’epoca in cui solo l’idea di scolpire, trasportare e collocare due fusti monolitici di tali dimensioni poteva rivelarsi una vera e propria impresa.

Ma andiamo con ordine. La piazza dei Signori di Vicenza rispecchia in pieno il format delle principali piazze venete, che si presentano quasi sempre di forma rettangolare e chiuse su uno dei lati minori da due colonne o pilastri.

Tradizionalmente, alle due colonne era demandata una funzione ben precisa: quella di sinistra doveva accogliere la statua del leone di S. Marco, ricordo dei quattro secoli di dominazione veneziana, mentre quella di destra era riservata al patrono della città.

E qui ci poniamo la prima domanda: nel caso di Vicenza non compare il santo patrono ma il Redentore.

Come mai?

Se questa domanda solletica la vostra curiosità mettetevi comodi e continuate a leggere, presto scopriremo cosa è successo ma, come in tutte le storie che si rispettino, è necessario partire dall’inizio.

Pronti? Via!

Due colonne per delimitare un confine

 

basamento delle due colonne in piazza dei Signori a Vicenza
basamento delle due colonne in piazza dei Signori a Vicenza

Oggi fatichiamo ad immaginarlo, ma nel XV secolo, prima dell’erezione delle due colonne, piazza dei Signori e piazza delle Biade erano separate da un dislivello di oltre un metro colmato da una serie di gradini che permettevano di passare da un piano all’altro delle due superfici.

Verso la metà del XV secolo, si decise di mettere in risalto i monumenti delle due piazze con un piano di allargamento che prevedeva di abbattere alcuni edifici. In particolare, nel 1462 venne abbattuta la casa dei Pellicciai, che si trovava al posto della colonna del leone ed era anche adibita alla vendita di farina e biade, mentre qualche anno dopo toccò la stessa sorte al magazzino del Sale, che sorgeva di fronte alla chiesa di S. Maria in Foro.

A quel punto il dislivello tra le due piazze venne in parte appianato e si pensò di delimitare l’area con due colonne monumentali. Il progetto originale prevedeva uno zoccolo esagonale su cui venne posato un piedistallo di marmo bianco e rosso le cui facce accoglievano stemmi e decorazioni floreali. Anche il capitello richiamava la forma esagonale della base, con la differenza che questo venne dorato, così come la statua del leone

L’enorme fusto e le pietre bianche dello zoccolo, base e capitello furono scavate nelle cave di Chiampo. Inutile sottolineare quanto deve essere stato faticoso il trasporto di un pezzo di tali dimensioni…

Colonna del leone in piazza dei Signori a Vicenza
Colonna del leone in piazza dei Signori a Vicenza

Questo, dopo essere stato adagiato su un carro trainato da 30 buoi sotto l’attenta vigilanza di 200 uomini, fu condotto a Vicenza nel gennaio del 1447. La scelta di uno dei mesi più freddi dell’anno per questo trasporto eccezionale non era certo casuale: infatti, con l’abbassarsi delle temperature il suolo diventava più compatto e le ruote del carro “scivolavano” più facilmente sotto l’enorme peso da trasportare.

Ma le difficoltà non erano ancora finite.

Una volta arrivato il città e costruita la base, il fusto rimase adagiato su se stesso per ben diciassette anni finché finalmente, il 27 ottobre 1464, si riuscì a trovare il modo per metterlo in posizione eretta grazie all’aiuto di cinque argani e all’assistenza di 80 uomini.

E la statua?

I tempi erano ancora prematuri, la colonna venne completata con il capitello e la statua del leone fu collocata solamente nel 1473, esattamente 26 anni dopo la prima movimentazione del fusto dalla cava di Chiampo!

La guerra di Cambrai

Il leone stette sulla colonna solamente fino al 06 giugno 1509 quando, dopo la sconfitta subita dai veneziani ad Agnadello, il filo-imperiale vicentino Leonardo Trissino entrò in città con una schiera di soldati e ordinò di deporre la statua del leone, simbolo della Repubblica di Venezia, e di farla a pezzi. Un mese dopo, la statua venne sostituita dall’aquila bicipite con corona d’oro, simbolo dell’Impero.

Tuttavia, anche il regale volatile non rimase a lungo a scrutare la città dall’alto, dal momento che venne tolto con il ritorno dei veneziani nel novembre del 1509.

il successore del primo leone arrivò da Venezia solo nel 1520 e rimase a vegliare sulla città fino alla caduta della Repubblica di Venezia per mano dei francesi, il 27 aprile 1797. Terminata l’operazione di smantellamento, che costò al leone la coda e parte delle zampe, la statua venne posta nel cortile del teatro Olimpico.

Soltanto nel 1863, durante gli ultimi anni della dominazione austriaca in città, si decise che fosse tempo di ricollocare il leone nella sua posizione originaria, onore che toccò all’ingegnere Luigi Dalla Vecchia.

 

La colonna del Redentore

Colonna del Redentore in piazza dei Signori a VIcenza
Colonna del Redentore in piazza dei Signori a Vicenza

Fin dall’epoca dell’erezione della colonna del leone, giaceva nelle cave di Chiampo una seconda colonna di diametro inferiore alla prima che avrebbe dovuto essere collocata accanto alla colonna di S. Marco.

Tuttavia, forse scoraggiati dall’impresa massacrante del trasporto ed erezione della prima colonna, il secondo fusto giacque per quasi due secoli in cava.

Fu soltanto nel 1625 che il podestà Giorgio Emo, capitato per altre questioni a Chiampo, vide la colonna ormai dimenticata e decise di portare a termine quanto lasciato incompiuto. Ma ecco che, durante le complicate manovre di movimentazione del fusto, questo andò in pezzi ed Emo ordinò immediatamente di scolpirne un secondo, questa volta con lo stesso diametro della colonna di piazza.

In duecento anni niente era cambiato in tema di trasporto quindi, anche in questo caso, il fusto fu trasportato via terra con l’aiuto di buoi e uomini, mentre in città fu l’architetto Antonio Pizzocaro che diresse i lavori per l’erezione del manufatto.

Chiesa di San VIncenzo in piazza dei Signori (VI)
Chiesa di San VIncenzo in piazza dei Signori (VI)

Ma rispondiamo finalmente alla domanda iniziale: perché su questa colonna non è stata posta la statua del santo patrono della città?

In due secoli erano cambiate molte cose e le statue di S. Vincenzo e dei Santi Felice e Fortunato, a cui inizialmente si era pensato come conclusione della seconda colonna, non erano a quel punto più disponibili, dal momento che erano state poste sul prospetto della vicina chiesa di S. Vincenzo. Si pensò, quindi, di collocare in cima alla nuova colonna la statua del Redentore, realizzata dallo scultore G.B. Albanese.

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LE COLONNE DI PIAZZETTA SAN MARCO A VENEZIA

Fin qui ci siamo soffermati sulla storia delle colonne di Vicenza, ma anche Venezia merita un cenno sull’incredibile storia delle colonne in piazzetta San Marco.

Sembra infatti che i due monoliti in granito orientale siano state portate in città da Costantinopoli nella seconda metà del XII secolo. Secondo la tradizione, le colonne erano tre, ma una di queste cadde in acqua durante le operazioni di sbarco e non fu più possibile recuperarla. Per quanto riguarda le colonne superstiti, queste rimasero a terra molti anni, dal momento che nessuno sapeva come collocarle in posizione eretta.

Le colonne di piazzetta san marco a Venezia viste dal campanile
Le colonne di piazzetta san marco a Venezia viste dal campanile

Il problema fu mirabilmente risolto nel 1172 da Nicolò Barattiero, ingegnere di origine lombarda già impegnato a Venezia nella realizzazione della cella del campanile di San Marco e del primo ponte di Rialto.

Ebbene, il Baratto ebbe un’idea geniale: legare saldamente le colonne a robuste funi bagnate di acqua salata che, una volta asciutte, si tendevano sollevando di qualche centimetro i due immensi fusti. Una volta stabilizzata la posizione, venivano collocati sotto la colonna del sacchi di sabbia per mantenere l’altezza raggiunta. E così, centimetro dopo centimetro, le due colonne furono erette.

La gioia per il risultato raggiunto fu talmente grande, che al Barattiero venne concesso, in deroga alle leggi vigenti, l’appalto esclusivo del gioco d’azzardo da tenersi proprio ai piedi delle due colonne. Proprio da questa attività collaterale l’ingegnere si sarebbe guadagnato il soprannome di Barattiero e, cosa non secondaria, si sarebbe arricchito enormemente.

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Bibliografia

  • Castellini, “Storia della città di Vicenza”
  • Barichella “Le colonne di San Marco e del Redentore nella piazza de’ Signori”
  • Brusegan, “Monumenti di Venezia”
  • Cevese- Barcbieri, “Vicenza, ritratto di una città”

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