Il salto dello sbirro a Monte Berico

 

Nel santuario di Monte Berico, proprio in corrispondenza del piccolo atrio che introduce all’antico refettorio dei frati, si aprono sulla destra due piccoli terrazzi con una vista spettacolare sulla Valletta del Silenzio fino a villa La Rotonda.

 

Villa La Rotonda vista da Monte Berico
Villa La Rotonda vista da Monte Berico

Sembra incredibile, ma proprio i due terrazzi panoramici sono stati in varie occasioni vere e proprie scene del crimine, per usare un termine ormai molto in uso nei fatti di cronaca nera.

Non c’è niente di scritto, ma da più di un secolo si tramanda oralmente la storia di Giovanni Cazzola, un carabiniere scampato alla morte per mano della Madonna di Monte Berico.

Tutto inizia intorno agli anni ’20 del secolo scorso, quando un anziano signore si presenta a un frate del Santuario e racconta la sua storia. Molti anni prima, l’uomo era stato un carabiniere e, durante una visita a Monte Berico, riconosce un delinquente da tempo ricercato dalla giustizia.

Subito lo insegue, ma il fuggiasco si rifugia in chiesa, l’attraversa completamente ed esce dalla porta della sacrestia. Si crea un trambusto generale, la gente urla e fugge terrorizzata. Il ricercato prosegue nella sua fuga, supera l’antico refettorio e prosegue verso il terrazzo che si affaccia sulla Valletta del Silenzio.

E qui si consuma la tragedia.

Non si sa cosa gli sia passato per la mente, forse non pensava che sotto i suoi piedi si aprisse un salto nel vuoto di 10-12 metri o forse era convinto che fosse meglio morire piuttosto di essere acciuffato dalle forze dell’ordine.

Fatto sta che il malvivente non ci pensa due volte, apre la finestra, scavalca la ringhiera e si getta nel vuoto. Follia nella follia, il carabiniere lo segue nel salto, forse per tentare di salvarlo o perché pensava che potesse sopravvivere e fuggirgli di nuovo. Mentre precipita, Giovanni Cazzola invoca la Madonna e questa gli appare, lo prende per mano e lo adagia delicatamente sull’erba.

Il carabiniere ne esce illeso, mentre il delinquente muore sul colpo.

Tutta la vicenda viene abilmente riassunta nel titolo “Il salto dello sbirro” e pubblicata nel 1927 nel giornalino del Santuario.

 

Un bambino precipita nel vuoto

Una cosa è certa: da quel terrazzo più di una persona è caduta, più o meno accidentalmente.
C’è una parte del santuario di Monte Berico che quasi nessuno conosce, il museo degli ex- voto. Si tratta di una raccolta di testimonianze conservata dai Servi di Maria dal XV secolo ad oggi, piccoli o grandi opere pittoriche commissionate in seguito al ricevimento di una grazia.
Uno dei più significativi è proprio il quadro che rappresenta Alessandro Gobbati caduto dal poggiolo del convento.

Quadro "Alessandro Gobbati caduto dal poggiolo del convento" conservato nel museo degli ex voto a Monte Berico
Quadro “Alessandro Gobbati caduto dal poggiolo del convento” conservato nel museo degli ex voto a Monte Berico

Era il 26.02.1695 quando un bambino cade accidentalmente dal terrazzo. In basso a destra si possono vedere i genitori che implorano l’intervento della Madonna, mentre proprio sopra Alessandro, rappresentato a testa in giù durante la caduta, appare la Vergine.

Il ragazzo si salverà e i genitori, piuttosto benestanti a giudicare dagli abiti e dalle dimensioni del quadro, commissionano l’opera in segno di ringraziamento.

Il terremoto del 25.02.1695

Ma questi quadri sono interessanti non solo per il fatto di cronaca raccontato, ma anche perché restituiscono uno spaccato sulla storia della città, troppo spesso ignorata o dimenticata.

In questo caso, c’è un dettaglio che non può sfuggire all’osservatore più attento: proprio in corrispondenza dei genitori, un corteo di persone sta avanzando dai portici quattrocenteschi (non più esistenti): si tratta di fedeli accorsi al santuario per ringraziare la Madonna di aver salvato la città dal terribile terremoto del 25.02.1695, cioè il giorno prima dell’incidente capitato ad Alessandro.

L’epicentro fu localizzato ad Asolo e, nonostante la violenza della scossa, pochissime furono le vittime in città. Da quel momento si stabilì di organizzare una processione a Monte Berico il 25 febbraio di ogni anno in segno di ringraziamento per la protezione della Madonna sui vicentini.
Un altro appuntamento da non perdere per i fedeli è diventato il pellegrinaggio del 25 agosto, per ricordare la posa della prima pietra del santuario e la recente Festa dei Oto dell’08 settembre, natività di Maria, istituita nel 1917 come ringraziamento alla Madonna per aver protetto la città dall’avanzata austro-ungarica durante la prima guerra mondiale.

I graffiti del Belvedere

Proprio sopra al terrazzo che si affaccia sulla Valletta del Silenzio, esisteva un tempo un’altana chiamata il Belvedere, che oggi si attraversa per accedere al museo. Inizialmente aperta, fu chiusa nel corso del settecento per volontà del priore del convento P. Ferdinando Gabrieli e, solo negli ultimi anni, sono stati rinvenuti resti di affresco “incisi” da pellegrini di passaggio ai quali era offerto un tetto sopra alla testa e un giaciglio di paglia per passare la notte prima di rimettersi in viaggio.

Proprio su uno di questi affreschi, una Madonna orante di fronte al bambino, sono incisi vari graffiti, uno dei quali perfettamente leggibile: VIVA, ZANPIERO MUTO GUARI‘. Evidentemente si trattava di un uomo che aveva perso l’uso della parola e, una volta giunto al santuario, era guarito.

Del resto questo era uno dei miracoli più frequenti: la restituzione dell’uso della parola.

Il segno rosso evidenzia l'iscrizione "VIVA, ZANPIERO MUTO GUARI'"
Il segno rosso evidenzia l’iscrizione “VIVA, ZANPIERO MUTO GUARI'”

 

La Madonna orante con bambino- affresco del Belvedere
La Madonna orante con bambino- affresco del Belvedere

 

 

Sono molte altre le testimonianze di fede conservate al Museo degli ex- voto. Se vi capita, non perdete l’occasione di visitarlo!

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